sabato 31 gennaio 2009

“ Israele controlla il governo degli Stati Uniti”-lo dice Olmert


Olmert lo ha detto chiaro: “ Israele controlla il governo degli Stati Uniti”
Khalid Amayreh dalla Geruslemme Est occupata

13 Gennaio 2009

Il Primo Ministro israeliano Olmert ha detto chiaro e tondo che Israele controlla il governo americano. Parlando durante questa settimana ai mezzi di informazione israeliani, ha riferito di aver chiesto al Presidente Bush di ordinare alla Segretaria di Stato Condoleezza Rice di astenersi dal votare in una votazione-chiave delle Nazioni Unite riguardante il genocidio della Striscia di Gaza.

"La Rice e’ rimasta male. Era una risoluzione che lei stessa aveva predisposto e preparato, e alla fine ha dovuto non votare a suo favore", ha detto Olmert, vantandosi della "nostra influenza negli Stati Uniti" e dello "schiaffo che abbiamo dato".

"Non volevamo che lei votasse a favore della risoluzione, e questo e’ cio’ che alla fine abbiamo ottenuto".

Olmert ha aggiunto che aveva chiesto, in tono abbastanza aggressivo, di parlare col Presidente Bush, e quando lui era venuto al telefono gli aveva detto di ordinare alla Rice di non votare per la risoluzione. "Ho detto: passatemi il Presidente Bush", ha specificato. "Mi spiegarono che era a Filadelfia nel bel mezzo di un discorso. Ho risposto che non mi importava e che dovevo parlargli subito. Allora lui e’ sceso dal podio ed e’ venuto al telefono".
"Gli dissi che gli Stati Uniti non potevano votare a favore di una risoluzione simile. Allora egli chiamo’ immediatamente la Segretaria di Stato e le ordino’ di non votare a favore".

E’ stato tuttavia riferito che un portavoce del Dipartimento di Stato aveva negato l’affermazione di Olmert. "Mr. Olmert si sbaglia" – avrebbe detto il funzionario – "Anche se tutto fosse andato secondo il piano, la Rice si sarebbe astenuta comunque. Cosi’ era stato stabilito. Non e’ Israele a fare la politica americana".
Si afferma che nel 2001, durante la seduta settimanale del gabinetto israeliano, sia scoppiato un acrimonioso litigio fra l’allora Primo Ministro israeliano Ariel Sharon e il Ministro degli Esteri Shimon Peres, nel corso del quale dicono che Sharon abbia urlato a Peres: "Non preoccuparti delle pressioni americane. L’America la controlliamo noi".

Si afferma pure che in quell’occasione Peres abbia ammonito Sharon che il rifiuto di accedere alle continue richieste americane di un 'cessate il fuoco’ coi palestinesi avrebbe danneggiato gli interessi israeliani e messo gli Stati Uniti contro Israele, e che a questo punto Sharon si era voltato furiosamente contro Peres e gli aveva detto: "Tutte le volte che io faccio qualcosa mi dici 'l’America fara’ questo, l’America fara’ quello’. Te lo dico chiaro e tondo: non starti sempre a preoccupare delle pressioni americane su Israele. Siamo noi, gli ebrei, che dirigiamo l’America, e gli americani lo sanno".

E’ stato anche riferito che Peres e altri ministri del gabinetto avevano raccomandato a Sharon di stare attento a non dire in pubblico cio’ che aveva detto, perche’ "questo per le nostre pubbliche relazioni sarebbe un disastro".

Fonti israeliane hanno negato la veridicita’ della vicenda suddetta.




Articolo originale:
http://www.xpis.ps/

Riferimento italiano :
www.uruknet.info/

Traduzione di Rolando M.


Link a questa pagina : http://www.terrasantalibera.org/IsraeleControllaUSA.htm





http://www.terrasantalibera.org:80/IsraeleControllaUSA.htm

GAZA: UN MILIONE E MEZZO I FERITI


GAZA: UN MILIONE E MEZZO I FERITI
JONATHAN COOK


17 gennaio 2009


Dopo quasi tre settimane tra bombardamenti e attacchi via terra il numero delle vittime sale ad oltre 1100. Ma sorprendentemente nessuno ha riportato un dato ancora più spaventoso: nella Striscia di Gaza ci sono oltre 1 milione e mezzo di palestinesi feriti. Come è possibile che questa incredibile cifra sia stata bypassata dai media? La ragione apparentemente sembrerebbe essere legata all’inattendibilità delle fonti ufficiali palestinesi. Il Ministero della Sanità palestinese registra solo i feriti bisognosi di cure in ospedale. Ciò significa contare "solo" i 4.500 abitanti della Striscia di Gaza che hanno subito lesioni come gravi ustioni da fosforo, ferite da schegge di artiglieria, rottura o perdita degli arti a causa delle bombe, ferite da arma da fuoco; traumi fisici derivati dalle macerie delle abitazioni.

C’e’ un altro più ragionevole standard per stimare i feriti. E la fonte è israeliana. Un esempio: nel settembre 2007 i media internazionali riportarono che 69 soldati israeliani furono feriti quando alcuni militanti palestinesi spararono un razzo che colpì una tenda dove i soldati dormivano. Dei 69 feriti 11 riportarono lesioni moderate, uno lesioni molto gravi, un paio lesioni lievi. Il resto era composto da soldati colpiti da un forte stato di shock. Applicando lo stesso criterio a Gaza, significa che il numero dei feriti sale ad 1 milione e mezzo. C’e’ qualche dubbio circa lo stato di shock permanente durante le settimane di bombardamenti in un territorio caratterizzato dalla elevata densità di popolazione?

La cosiddetta "guerra" condotta sulla Striscia di Gaza deve essere il primo esempio nella storia umana di un conflitto dove non ci sono apparentemente civili. L’impressione con l’ausilio degli organismi internazionali, come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) o le Nazioni Unite si faccia riferimento ad una nuova categoria: "donne e bambini".

Il numero delle vittime, oltre 1110, infatti, è ripartito tra "donne e bambini" e il resto. Le prime cifre riportavano il 25 per cento di vittime tra le "donne e i bambini", salendo intorno al 50 per cento dall’inizio degli attacchi via terra. Implicita l’idea, gradita ad Israele, che il resto sia costituito da combattenti palestinesi; o meglio ancora i "terroristi". A Gaza ogni maschio al di sopra dei 16 anni viene definito come un combattente e, implicitamente, come "terrorista". In sostanza, tutti gli uomini della Striscia di Gaza sono legittimi obiettivi dell’attacco israeliano.

Non lontano dalla posizione recentemente attribuita dal quotidiano Jerusalem Post ad importanti uomini politici israeliani. Il giornale ha riferito che alcuni funzionari erano giunti alla conclusione che "è inutile per Israele rovesciare Hamas perché la popolazione (di Gaza) è Hamas". Israele, da questo punto di vista, è in guerra con ogni singolo uomo, donna e bambino di Gaza. Forse dovremmo essere lieti che la categoria di "donne e bambini", almeno per ora, sia riconosciuta.

I miti sul blocco di Gaza

Proviamo ad affrontare alcuni dei miti circa il blocco di Gaza: il primo è che il blocco è stato una risposta necessaria per l'elezione di Hamas.
Provate a dirlo a John Wolfensohn, inviato speciale per il Quartetto, che comprende gli Stati Uniti, Nazioni Unite, l'Europa e la Russia, a partire dal maggio 2005. Il suo lavoro è stato quello di sorvegliare il disimpegno. In un'intervista sul quotidiano Haaretz, nel 2007, Wolfensohn ha spiegato il motivo per cui egli si era dimesso nell’aprile 2006 ad un anno dall’inizio del suo incarico. "Poco dopo l’inizio del mio mandato nell’estate 2005 - ha detto - Israele e gli Stati Uniti violarono le intese di garanzia per l'attraversamento delle frontiere di Gaza rimaste aperte dopo la partenza dei coloni ebrei. Ogni aspetto di tale accordo è stato abolito".

Il risultato è stato il collasso dell’economia: i contadini di Gaza hanno visto la loro produzione ammuffirsi alle frontiere e il tasso di disoccupazione e di delusione tra gli abitanti è aumentato vertiginosamente. "Al posto della speranza, i palestinesi hanno rivisto la prigione". Wolfensohn ritiene che la chiusura dei passaggi è uno dei fattori del successo di Hamas nelle successive elezioni, nei primi mesi del 2006. Secondo Wolfensohn, dunque, il blocco di Israele pre-esisteva all’ascesa al potere di Hamas ed è iniziata quando a governare Gaza era ancora il partito Fatah. Il secondo mito è che il blocco sia stato un tentativo per giungere al riconoscimento del "diritto ad esistere" di Israele da parte di Hamas. Provate a dirlo a Dov Weisglass, collaboratore a Washington dell’ex primo ministro Ariel Sharon. E’ stato lui a suggerire il vero obiettivo del blocco, subito intensificato dopo la vittoria elettorale di Hamas. La politica dovrebbe essere "come un appuntamento con un dietologo. I palestinesi dimagriranno ma non moriranno".

In breve, secondo Weisglass, la politica israeliana a Gaza è stata la "punizione collettiva" inflitta alla popolazione civile colpevole di aver scelto Hamas; una politica che, è necessario sottolinearlo, è una grave violazione del diritto internazionale e crimine di guerra.

La speranza, si sarebbe annidata nel malcontento degli abitanti di Gaza vista la povertà assoluta nella quale sono sprofondati, e rovesciare Hamas. Ma non è accaduto. Il terzo mito è che il blocco sia stato progettato per fare pressione su Hamas per porre fine al fuoco dei razzi su Israele.

Provate a dirlo a Ehud Barak, il Ministro della Difesa e a Matan Vilnai, il suo vice. Questa coppia ha tramato l'invasione di Gaza nel corso dei sei mesi di cessate il fuoco con Hamas, e di fatto molto prima. In verità, essi hanno ignorato ogni apertura diplomatica con Hamas, comprese le offerte di tregue a tempo indeterminato, mentre hanno investito le loro energie nelle eventuali sucessive invasioni via terra. In particolare, hanno lavorato su dei piani, note ai media israeliani dalla primavera del 2008, per il livellamento dei quartieri civili di Gaza e per la creazione di "zone di combattenti" da cui i civili sono stati espulsi. Un aspetto trascurato del blocco è il modo in cui è stato utilizzato per "ammorbidire" Gaza e Hamas, prima dell’attacco di Israele. Per tre anni alla popolazione di Gaza sono stati negati cibo, medicinali e combustibile. Ogni generale sa che è più facile combattere contro un esercito - o miliziani - infreddolito, stanco e affamato. Potrebbe esserci una descrizione migliore dei combattenti di Hamas, così come quella delle donne e dei bambini ritratti di fronte ai carri armati tra i bombardamenti di Israele?

Jonathan Cook

(traduzione a cura di) Alberico Pecora

Originale - http://www.countercurrents.org

Jonathan Cook è uno scrittore e giornalista inglese. Vive a Nazareth, Israele dal 2001. Il suo ultimo libro è "Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair". Il suo sito è www.jkcook.net; una versione di questo articolo è stata pubblicata su Al-Ahram Weekly (http://weekly.ahram.org.eg).






:: Article nr. s9104 sent on 20-jan-2008 08:52 ECT


www.uruknet.info?p=s9104

Link: www.grillonews.com/content/view/340/6/

:: The views expressed in this article are the sole responsibility of the author and do not necessarily reflect those of this website.
http://www.uruknet.info/?p=s9104

GAZA: IL RACCONTO DI FIDA QISHTA


18/01/2009
La strage degli innocenti




Il raconto di Fida Qishta, insegnante palestinese
Fida Qishta, 26 anni, è nata a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Fa la giornalista free-lance, l'insegnante, la traduttrice. Da Rafah ha assistito alla devastazione prodotta dalle bombe nella città e nello spirito dei palestinesi e in un'articolo pubblicato oggi dalla versione on-line del quotidiano britannico 'The Observer', riferisce testimonianze che avvalorerebbero l'accusa di 'crimini di guerra' contro l'esercito israeliano. Tra queste, la distruzione, da parte dei bulldozer, di case con civili all'interno; l'uccisione di civili che scappavano con la bandiera bianca; l'attacco ad ambulanze che cercavano di raccogliere i feriti; l'uso indiscriminato della forza in aree abitate da civili e l'utilizzo di munizioni al fosforo bianco.

"Non avevamo mai assistito ad un attacco così indiscriminato da parte di Israele. Numerose donne e bambini sono stati uccisi. Non era mai accaduto prima. Le persone che abbiamo visto in televisione, gli amici che conosciamo, la gente che abbiamo visitato in ospedale erano innocenti. Civili che non avevano alcun contatto con Hamas. E' una tragedia che suscita profonda tristezza".

Quante persone ci sono nella casa dove ti trovi a Rafah?
Ci sono alcuni amici stranieri di diverse nazionalità, poi la mia famiglia di sette persone. Poi i parenti, che sono scappati dalle bombe. Le presenze qui variano dalle 25 a 30 persone. I miei zii e i miei cugini si trovavano nella zona vicina al confine, e le loro case sono state distrutte. Noi ci siamo trovati nella stessa situazione quattro anni fa, quando l'esercito israeliano ha distrutto la nostra casa. Ora tocca a noi aprire la nostra porta a loro. Altre persone che conosco, amici, sono stati costretti a dormire in strada nelle notti scorse. Non si fidavano neppure delle scuole dell'Onu, perchè anche lì avrebbero potuto essere un bersaglio.

Credi che l'offensiva di Israele genererà nuovo odio nelle generazioni di palestinesi che verranno? O credi che la guerra li avrà stancati a tal punto che di odio e vendetta non vorranno più saperne?
La gente di qui è la più paziente del mondo. Hanno speranza nella vita. Nonostante gli attacchi, il mio popolo è forte e vuole andare avanti. Ciò che gli israeliani hanno fatto è davvero troppo. Nessuno ha mai visto una strage del genere. Un mio amico ha avuto tutta la famiglia distrutta. Come può dimenticare? Come gli si può dire 'la vita è bella', un giorno ci sarà la pace? Queste sofferenze sono durate troppo a lungo. Non parlo delle persone che non sono state toccate dalla guerra, e sono poche, ma di quelle che hanno negli occhi la distruzione delle loro case e delle loro famiglie. Io per quattro anni sono stata costretta a scappare, di quartiere in quartiere, di casa in casa. Gli israeliani hanno distrutto la mia casa, e da allora molte cose sono cambiate anche nella mia mente. Adesso a questa gente non si può chiedere di avere speranza. Le loro ferite hanno bisogno di tempo per rimarginarsi.

La guerra ha ucciso qualcuno dei tuoi parenti?
Sì, uno dei parenti di chi adesso vive nella mia casa è stato ucciso perchè si è rifiutato di lasciare la casa in cui viveva. Altri sono stati feriti. Ma la guerra ha ucciso soprattutto bambini. E' stata una strage degli innocenti.

Cosa risponderesti, se potessi, al primo ministro israeliano Olmert quando sostiene che la responsabilità dell'attacco militare è da attribuire ad Hamas?
La mia risposta è questa: quando la mia casa è stata distrutta nel 2004, Hamas non governava. I miei cugini sono stati uccisi nel 2002, 2003, 2004, quando Hamas non governava. Questa è la mia risposta. Gli israeliani hanno voluto attaccare. Chi vi sia al potere importa poco per loro. Quando hanno voluto fare qualcosa l'hanno fatto.

Luca Galassi
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Categoria: Guerra
Luogo: Israele - Palestina
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http://it.peacereporter.net/articolo/13789/La+strage+degli+innocenti

GAZA: VACILLA LA TREGUA

Gaza, vacilla la tregua
Ucciso soldato israeliano

Vacilla la fragile tregua nella Striscia di Gaza: un soldato israeliano è stato infatti ucciso e tre sono rimasti feriti in un attacco al confine con la Striscia. Ne hanno dato notizia fonti militari dello Stato ebraico. Secondo fonti israeliane il militare è morto in seguito all'esplosione di una bomba nei pressi di una pattuglia delle Forze di difesa. Ne sono seguiti scontri tra i soldati dello Stato ebraico e i militanti: nelgli scontri un contadino palestinese è rimasto ucciso. Nonostante l'attacco non si stato rivendicato, Mushir al-Masri, un leader di Hamas, ha accusato Israele di continui attacchi contro la Striscia ed ha precisato che dal movimento di resistenza islamico non è arrivato alcun via libera al cessate il fuoco, ma ha solo acconsentito a una tregua nei combattimenti: "I sionisti sono responsabili di ogni aggressione", ha aggiunto.
Il ministro della difesa israeliano, Ehud Barak, ha definito "intollerabile" l'attacco subito dagli israeliani e ha assicurato che Israele reagirà nei modi che riterrà più opportuni. Intanto Israele ha reagito all'attacco anche chiudendo di nuovo i valichi con Gaza tramite i quali passano gli urgenti aiuti umanitari alla popolazione della Striscia, le cui condizioni si sono drammaticamente aggravate dopo l'offensiva israeliana. Sia Hamas sia la Jihad Islamica si sono dichiarati estranei all'attacco, ma al tempo stesso hanno accusato Israele di aver ripetutamente violato il cessate il fuoco di fatto in vigore nell'area dalla conclusione dell'offensiva militare di Israele contro Hamas a Gaza.
Tra conferme e smentite arriva anche la notizia dell'attacco da parte dell'aviazione israeliana a un obiettivo palestinese vicino a Khan Yunes, nella striscia di Gaza.
http://www.libero-news.it/pills/view/6783

Maroni: "Traffico di organi di minori in Italia"

Maroni: "Traffico di organi di minori in Italia"

Il Ministro degli interni italiano lancia l'allarme

30.01.2009 18:01:44

Roma - "Traffici di organi di minori sono presenti e sono stati rintracciati in Italia. Uno dei mezzi più efficaci che useremo adesso sarà l'attuazione dell'accordo internazionale di Prum che istituisce in Italia la banca dati nazionale del DNA, potremmo contrastare meglio il fenomeno con questo strumento."

Questa è la pesante accusa lanciata questa mattina dal ministro degli interni Roberto Maroni intervenuto all'assemblea annuale dell'Unicef a Roma che, per inciso, era incentrata sul bilancio annuale.

Da questa affermazione subito il Centro Nazionale Trapianti ha voluto chiarire, ed era d'obbligo, per bocca del direttore, il dottor Alessandro Nanni Costa, che "la rete trapianti italiana è totalmente estranea a qualunque traffico di organi. Tutti gli organi prelevati nelle rianimazioni e utilizzati nei centri trapianto hanno un percorso, dal donatore al ricevente, chiaramente definito e immediatamente rintracciabile. In questo l'Italia è già pienamente adeguata agli standard di sicurezza europei, recentemente proposti dalla Commissione Europea e nessun organo, con provenienza sconosciuta, può entrare nella rete trapiantologica italiana. Le procedure di sicurezza del sistema trapianti in Italia garantiscono un'immediata allerta qualora si verificassero segnalazioni o richieste di assistenza da parte di pazienti che abbiano disponibilità di organi provenienti da paesi che non hanno misure di sicurezza conformi a quelle italiane ed europee."

A dare man forte al ministro Maroni è intervenuta anche la senatrice Maria Burani Procaccini, l'ex presidente della Commissione Bicamerale Infanzia, che ammette che "con Maroni abbiamo sempre lavorato bene già da quando lui era ministro del Wellfare ed è bello lavorare con lui a stretto gomito in un lavoro di squadra, poiché condividiamo le idee anche in questo senso, il dovere civile prima di tutto, entrambi ci siamo sempre impegnati e lo continueremo a fare. Io credo che il superiore interesse del fanciullo sia la cosa più importante e va sempre difeso. E' fondamentale nel discorso di Maroni il voler creare la banca dati del DNA per i bambini aggregati soprattutto ai campi Rom poiché vi è troppa discordanza tra il numero di coloro che entrano e di coloro che escono dal nostro Paesi, i numeri non tornano e questi non vengono mai registrati se non quando si iscrivono a scuola, ma sappiamo bene che molti di loro non frequentano le aule. Così si viene a creare una miriade di così detti ‘bambini oggetto', ‘bambini ombra' merce da comprare e vendere. Il traffico d'organi è un importante fenomeno da eliminare e combattere così come lo sfruttamento del lavoro e della prostituzione minorile. Se Maroni ha parlato così evidentemente ha dati precisi sui quali fondare le proprie idee. Il controllo del DNA e della impronta dell'iride è una cosa che molti hanno criticato e si è urlato allo scandalo quando è stata portata la proposta, ma molti Paesi già l'hanno introdotta e gli effetti positivi sono evidenti. Personalmente credo che sia importante anche per la salvaguardia dei nostri bambini e tutti i cittadini italiani, potrebbe facilitare il compito di ritrovare i bambini come Denise, scomparsi e mai ritrovati ai quali attualmente è difficile dare un volto. Con questa presa di responsabilità e questa accusa lanciata il ministro Maroni ha dato ancora una volta segnale della grande qualità e bontà del suo lavoro."

Intanto il ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, non ha voluto rilasciare un commento sulle dichiarazioni del collega riservandosi evidentemente del tempo per pensare.

Il Telefono Azzurro da sempre in prima linea alla lotta contro i soprusi verso i minori ha preferito "non rilasciare dichiarazioni, ma faremo dei controlli e se ciò dovesse essere confermato sicuramente intavoleremo delle trattative e procedure con i vari ministeri interessati ed apparati statali per delle attività comuni di lavoro".

Anche nell'associazione umanitaria Save the Children ci fanno sapere "si stanno facendo tutti i controlli del caso per questa importante e grave accusa di Maroni, ma che per il momento non vi sono dichiarazioni".

Aspettiamo quindi di sapere i risultati di queste ricerche e verifiche, sicuramente approfondite, da parte di queste associazioni.



Giorgio Riccardi | News ITALIA PRESS

http://www.newsitaliapress.it/pages/dettaglio.php?id_lnk=5_149732

giovedì 29 gennaio 2009

MOBILITAZIONE URGENTE PER ELUANA!

MOBILITAZIONE URGENTE PER ELUANA!


Eluana: Roccella, Hanno trovato un escamotage per togliere alimentazione
26 Gennaio 2009, 10:14

ROMA - Una soluzione di confine che aggira l'ordinanza del ministro Maurizio Sacconi per togliere l'alimentazione e l'idratazione a Eluana. Lo ha detto il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella riferendosi alla possibilità che la casa di cura "La Quiete" di Udine accolga la Englaro. ''La Quiete è una casa di cura per anziani finanziata dal Comune - spiega Roccella - è pubblica. Non solo. Nasce come residenza, ma c'è anche una piccola struttura sanitaria: è un ibrido. Nel caso di Eluana si limiterà a mettere a disposizione le mura, in cambio di un corrispettivo economico ma sarà un'equipe medica privata e un gruppo di volontari a gestire il restò'.

Eluana: via libera a ricovero Udine
Lo ha reso noto direttore sanitario clinica 'La Quiete'


28 Gennaio 2009

ANSA) - UDINE, 28 GEN - Si' del Distretto sanitario di Udine alla domanda della famiglia Englaro per il ricovero di Eluana in una delle strutture di sua competenza. Lo ha riferito il vicedirettore generale della casa di riposo 'La Quiete', Luciano Cattivello, spiegando che il parere, anticipato oggi dal Messaggero Veneto, 'non significa che la Quiete abbia gia' dato il proprio via libera all'accoglienza di Eluana per l'attuazione della sentenza di sospensione del trattamento di alimentazione-idratazione artificiale'.







MOBILITAZIONE URGENTE PER ELUANA!

E' urgente che il popolo della vita si mobiliti il più presto possibile per salvare Eluana dall'ennesimo tentativo di ucciderla. Hanno escogitato un trucco e si sono rivolti ad una casa di riposo per porre in essere una sentenza di morte di una incapace come avveniva nei campi di sterminio nazisti.

Per farsi sentire abbiamo due vie: la posta elettronica e il telefono.

Per la posta elettronica scrivere a: segreteria@laquieteudine.it

Per il telefono telefonare a: Ufficio Segreteria dell'Asp "La Quiete", la responsabile dell'ufficio è la sig.ra Barbara Duriavig, tel. 0432-8862216 oppure 0432-8862214, fax. 0432-26460

Che cosa scrivere? Scrivete quello che volete oppure: NO ALLA MORTE DI ELUANA NEL VOSTRO CENTRO. QUESTA E' UNA SENTANZA DI MORTE INDEGNA PER UNA STRUTTURA COME LA VOSTRA CHE E' CHIAMATA AL RISPETTO DELLA DIGNITA' UMANA FINO ALLA SUA FINE NATURALE.

Dato che la casa di riposo è convenzionata con il comune di Udine non sarebbe male scrivere e telefonare anche in comune. Stesse parole....

Per scrivere al comune: e-mail: urp@comune.udine.it

Per telefonare in comune: Ufficio Relazioni con il Pubblico Telefono: 0432-271616 - Fax: 0432 - 271355


PIU' GENTE SCRIVERA' E TELEFONERA'
E PIU' CI SONO PROBABILITA' CHE ELUANA
NON VENGA CONDOTTA AD UDINE PER MORIRE.




MANDA DUNQUE A TUTTI I TUOI CONTATTI
QUESTO APPELLO PER ELUANA!

La redazione

I DUBBI DEI LEFEBVRIANI SULLE CAMERE A GAS

"Dubbi su funzione camere a gas"
Lo dichiara prete lefebvriano italiano

Le camere a gas? "L'unica cosa certa è che sono state usate per disinfettare". Lo afferma in un'intervista alla 'Tribuna' di Treviso il prete lefebvriano don Floriano Abrahamowicz. Dopo la clamorosa intervista del vescovo Williamson, che minimizza la Shoah, altre affermazioni negazioniste. Don Abrahamowicz ha poi aggiunto:"E gli israeliani non possono mica dirmi che il genocidio che loro hanno subito dai nazisti è meno grave di quello di Gaza".



Don Floriano Abrahamowicz aveva già vissuto in precedenza un momento di gloria mediatica quando, il 15 settembre 2007, celebrò messa in latino a Lanzago di Silea per il leader della Lega Nord Umberto Bossi. Oggi afferma di avere "da parte paterna, origini ebraiche" e che le sue opinioni riguardano i fatti storici e non manifestano antisemitismo, in quanto "è veramente impossibile per un cristiano cattolico essere antisemita".

E se pure ammette che "sicuramente è stata un'imprudenza" per Williamson fare quelle affermazioni alla tv svedese, poi sostiene che "accanto a una versione ufficiale, esiste un`altra versione basata sulle osservazioni dei primi tecnici alleati che sono entrati nei campi". Quanto al numero delle vittime per il sacerdote non ci sono certezze: "potevano essere anche piu' di 6 milioni. Anche nel mondo ebraico le cifre hanno un valore simbolico. Papa Ratzinger dice che anche una sola persona uccisa ingiustamente è troppo, è come dire che uno è uguale a 6 milioni. Andare a parlare di cifre non cambia niente rispetto all'essenza del genocidio, che è sempre un'esagerazione".


http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo440032.shtml

GAZA: RAID ISRAELIANO

Gaza, attacco aereo israeliano
Feriti undici cittadini palestinesi
Raid aereo da parte degli Israeliani a Gaza per colpire un agente delle forze di sicurezza di Hamas. Alcune ore prima la cittadina di Sderot era stata bersagliata da un razzo palestinese.
Alcuni palestinesi sono rimasti feriti oggi a Khan Yunes (a sud di Gaza) in un attacco aereo israeliano. A quanto pare l'obiettivo era un agente delle forze di sicurezza di Hamas che circolava a bordo di una motocicletta e che è stato colpito. Lo riferiscono fonti locali. L'attacco è avvenuto alcune ore dopo il lancio di almeno un razzo da Gaza verso la città israeliana di Sderot, nel Neghev. Secondo le prime informazioni, almeno undici persone sono rimaste ferite a Khan Yunes nell'attacco israeliano. Fra queste anche alcuni allievi di una vicina scuola dell'Unrwa, l'ente delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi. La identità del motociclista colpito non è per il momento nota a Gaza. In Israele l'episodio non è ancora stato commentato. Nel frattempo, malgrado il ritorno della tensione nella zona, prosegue anche oggi l'ingresso a Gaza di convogli di aiuti umanitari per la popolazione palestinese. Fonti israeliane prevedono che oggi transiteranno circa 200 camion di aiuti.


Abitazioni colpite nella Striscia di Gaza (foto: AP)

http://unionesarda.ilsole24ore.com/Articoli/Articolo/103805

mercoledì 28 gennaio 2009

Gran rabbinato rompe relazioni con il Vaticano

Revoca di scomunica al vescovo Williamson
Gran rabbinato rompe relazioni con il Vaticano

Il rabbinato di Israele ha interrotto i rapporti ufficiali con il Vaticano "indefinitamente", in segno di protesta per la decisione di Benedetto XVI di revocare la scomunica al vescovo lefevbriano, Richard Williamson, che in passato ha negato l'Olocausto.





Il Gran Rabbinato di Israele ha deciso di rompere a tempo indefinito le relazioni con il Vaticano, a seguito della revoca della scomunica da parte di Benedetto XVI al vescovo lefebvriano negazionista Richard Williamson. Lo
riporta il sito web del Jerusalem Post. Il Gran Rabbinato ha anche cancellato un incontro con la Commissione per i rapporti con l'ebraismo della Santa Sede, in programma a Roma dal 2 al 4 marzo.

In una lettera al cardinale Walter Casper, presidente della Commissione per le relazioni religiose con l'ebraismo della Santa Sede, il direttore generale del Gran Rabbinato di Israele, Oded Weiner, ha affermato che "senza una
pubblica scusa e una ritrattazione sarà difficile proseguire il dialogo". Secondo una fonte del Gran Rabbinato, il contenuto della lettera è stato divulgato alla stampa israeliana prima chela missiva giungesse al Vaticano, e ciò potrebbe ulteriormente complicare le relazioni tra il Gran Rabbinato e la Santa Sede.



28/01/2009

http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/01/28/982409-gran_rabbinato_rompe_relazioni_vaticano.shtml

Scienziati: successo sociale dipende dai geni
Lo dicono ricercatori di Harvard e Università di San Diego



New York, 26 gen. (Apcom) - Una vita sociale brillante non dipende dai vestiti alla moda. La popolarità è questione di geni. Almeno secondo uno studio realizzato da ricercatori di Harvard e dell'Università di San Diego, in California.


La ricerca è stata condotta su un campione di 1.110 gemelli selezionati in una popolazione di 90.000 adolescenti. L'obiettivo degli scienziati era capire da cosa dipendesse la popolarità di un individuo, intesa come il numero di amici posseduti da una persona e la sua tendenza ad occupare il centro dell'attenzione in occasioni mondane. Gli scienziati hanno rilevato che i gemelli omozigoti, nati dalla fecondazione di una singola cellula, tendono ad avere una vita sociale più simile rispetto a quella dei gemelli eterozigoti, nati da due cellule separate.



"Lo studio ci dice chiaramente che il successo nelle relazioni sociali dipende dall'eredità genetica di un individuo", afferma James Flower uno degli autori della ricerca e docente all'Università di Chicago. "Significa che la selezione naturale agisce non solo su aspetti come la capacità di un individuo di resistere al freddo, ma anche sulla sua abilità nel crearsi una rete di amicizie".



http://notizie.alice.it/notizie/top_news/2009/01_gennaio/27/scienziati_successo_sociale_dipende_dai_geni,17741697.html

LA SCOMPARSA DEL GRANDE CANTANTE E BRAVO CATTOLICO MINO REITANO



ilGiornale.it
n. 24 del 2009-01-28 pagina 30

Si è spento Mino Reitano
Rimase il ragazzo del Sud
di Paolo Giordano

Nel ’62 ad Amburgo si esibì con quelli che poi diventarono i "Fab Four". L’esordio a Sanremo nel ’67, ma rimase sempre il ragazzo del Sud: guarda il video. Per la Vanoni scrisse Una ragione di più. Sei mesi fa disse: "Soffro, ma la mia fede in Dio non vacilla"

Se ne è andato come ha sempre vissuto, combattendo, a pugni stretti. Ieri sera Mino Reitano è morto dopo esser stato inseguito per due anni da un tumore che aveva provato a battere in sala operatoria nel 2007 e poi ancora poche settimane fa, a novembre. I funerali saranno giovedì 15 nella chiesa di Agrate Brianza a pochi passi da dove viveva con la moglie Patrizia e dalla figlia Giuseppina Elena in quella «Reitanopoli» che lui aveva costruito per parenti e amici negli anni con lo slancio impagabile che gli regalava l’amore per la famiglia (l’altra figlia, Grazia Benedetta, arriverà oggi).

Aveva, quest’uomo piccolino con una voce tenorile, sessantaquattro anni e un bagaglio di ricordi lungo da qui a lì. Tutti ricordano quello che lui non smetteva di ripetere e che cioè, in fondo, c’era anche il suo nome sui cartelloni di quel club di Amburgo dove suonavano anche i Quarrymen, i quattro musicisti che qualche mese dopo, era il 1962, diventarono i Beatles.

Ma Mino Reitano era innanzitutto il cantante di Fiumara Calabra che, prima di andarsene a suonare in Germania, per otto anni si era rimboccato le maniche al Conservatorio di Reggio Calabria, imparando a conoscere pianoforte, violino e tromba. Era gentile, generoso e molto caciarone e soprattutto si dava da fare per un unico scopo: arrivare al successo. Ci riuscì - ah, che tempi quei tempi - solo dopo un bel po’ di gavetta, dopo averci provato al Festival di Castrocaro nel 1966 senza lasciare null’altro che l’eco della sua voce. Ma l’anno dopo, al Festival di Sanremo, arrivò con un brano scritto da Mogol e Battisti, Non prego per me. Allora nacque davvero Reitano, uno dei cantanti che, volenti o nolenti, hanno definito la nostra musica leggera del Dopoguerra.

Spesso deriso anche dai colleghi, talvolta ingiustamente folclorizzato dalla critica, Mino Reitano ha pur sempre dominato otto edizioni di Canzonissima, ha composto la splendida Una ragione di più per la Vanoni e alla fine dei Settanta fu persino applaudito e premiato come scrittore per il romanzo Oh Salvatore.

Certo, poi c’era Sanremo. Ne fece cinque, non vinse mai e una volta nel 1988, cantando Italia composta con Umberto Balsamo, sfiorò come non aveva mai fatto quei toni di allegro populismo che diventarono il lasciapassare all’ironia di molti. In realtà Reitano era così, sincero e appassionato e fedele, e chiedetelo ad esempio al personale dell’Hotel Royal di Sanremo, che ricorderà senz’altro il suo sorriso senza difese, la sua allegria senza barriera, i suoi tratti che alla fine facevano comodo a tutti: alla gente, che vi si riconosceva. E ai radical chic, agli intellettuali dal paso doble che spesso lo spernacchiavano.

Ma c’è molto, in Reitano, dell’italianità più soffice e primitiva: quella ricerca della famiglia e del timore di Dio, la beata consapevolezza che, a furia di darci dentro, prima o poi arriva finalmente quello che sogni. A lui è riuscito sempre, quasi sempre.

Gli ultimi due anni sono stati un calvario di cui nell’ambiente discografico si diceva, magari sottovoce, la sofferenza e l’affanno. E ieri sera, appena trapelata la notizia, Pippo Baudo ha subito detto le quattro parole giuste per uno come Reitano: «Era un bravissimo ragazzo, ostinato, il classico emigrante con grande voglia di arrivare, esuberante, simpatico». E in effetti era così, a qualsiasi costo.
Durante la malattia, qualche volta è apparso in tv, sofferente e stralunato almeno finché non allargava il sorriso e tutto pareva finire lì, in attesa di un acuto e magari di qualche ritornello famoso. «Perdo un amico prezioso», ha subito commentato Little Tony, che avrebbe dovuto incontrarlo a giorni. «Con lui e Bobby Solo ci siamo molto frequentati anche fuori dal lavoro in questi anni».

Un altro grande interprete di questa stagione, Massimo Ranieri, ha detto: «Per me era come un fratello maggiore. Mi mancherà molto». E oggi, senz’altro, tanti altri commenti arriveranno a ricamare quest’addio che è anche la fine definitiva di un’epoca, quella delle canzonette che una generazione di italiani si è portata in quella valigia di cartone che gli ha fatto conquistare il mondo.


n. 24 del 2009-01-28 pagina 30
«Soffro ma la mia fede in Dio non vacilla»
di Redazione

Milano Nel giugno dell’anno scorso, nel pieno della malattia, Mino Reitano accettò di farsi intervistare da Petrus, il quotidiano online del pontificato di Benedetto XVI. Oggetto del colloquio, il difficilissimo momento che stava attraversando e la forza della fede. «Offro ogni sofferenza a Gesù e alla Madonna e ringrazio Dio per il dono della mia famiglia», disse il cantante, che raccontò di vivere con «serenità e ottimismo» la prova alla quale era sottoposto. «Sono sempre stato uomo di fede, non vedo perché la fiducia in Dio dovrebbe vacillare proprio ora». Per i suoi cari Reitano ebbe parole commuoventi: «Uno dei doni più belli che la vita mi ha dato è stato proprio quello della famiglia: una moglie splendida e due figlie che mi sono sempre vicine. Cos’altro avrei potuto pretendere di più?». E per la sua terra un pensiero nostalgico tipico dell’emigrato: «Che bella la mia Calabria, la porto nel cuore...».
Quanto all’ambiente della musica e dello spettacolo, che non sempre lo aveva trattato bene, ecco la sua riflessione: «Perdono tutti. Non voglio lasciare nulla in sospeso con alcuno. (...) Io stesso chiedo perdono nel caso abbia danneggiato qualcuno, anche se ho sempre cercato di aiutare e comprendere tutti. Se non ci sono riuscito, spero davvero che vogliano scusarmi».
Da cattolico, Reitano ha ricordò con grande piacere il suo incontro con Giovanni Paolo II e soprattutto quello con Benedetto XVI («quando mi disse “lei ha gli occhi buoni” mi misi a piangere»). E la guarigione prodigiosa che qualche anno fa gli restituì la voce dopo una visita a Sotto il Monte, il paese natale di Giovanni XXIII («Stavo di nuovo bene, i medici non seppero dare alcun tipo di spiegazione»).
L’ultima domanda: maestro, lei crede negli angeli? «Certo - la risposta -. Ma io ho un angelo speciale. Sono cresciuto senza quasi aver conosciuto mia madre. Però lei dal cielo ha vegliato su di me. È mia madre il mio angelo custode. E poi c’è l’altra madre, la Madonna. Pregatela incessantemente. Anche nei momenti di dolore e difficoltà, come quello che sto vivendo io, non vi sentirete mai soli».


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martedì 27 gennaio 2009

Russia/ Patriarca Kirill: croce Cristo sarà centro mia missione

Russia/ Patriarca Kirill: croce Cristo sarà centro mia missione
Ha già condannato fermamente omossessualità ed eutanasia


Mosca, 27 gen. (Apcom-Nuova Europa) - La "croce di Cristo" sarà "al centro" della missione di Kirill, il 16esimo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie eletto oggi dal Conclave riunito nella Cattedrale di Cristo Salvatore. "Accetto la responsabilità e vi ringrazio", ha detto il nuovo capo della Chiesa ortodossa russa, evidentemente emozionato e rosso in viso. Davanti a lui i lunghi tavoli disposti nel tempio, ai quali sedevano 702 partecipanti al voto, vescovi e rappresentanti delle comunità ortodosse regionali.

Dopo la proclamazione - pronunciata dal metropolita Isidoro - Kirill ha ricordato il predecessore Alessio II, e poi rivolgendosi ai vescovi del Conclave ha detto: "Vi chiedo di essermi vicini nel portare avanti la mia missione. Ma prima di tutto vi chiedo di pregare per me".

Al centro della sua missione dunque il segno che accomuna il Cristianesimo. Chiara la sua posizione su alcuni temi chiave come l'omossessualità: "è un peccato". E anche l'eutanasia ha già ricevuto da Kirill una ferma condanna. Quanto alla Russia, Kirill dice che il paese deve essere soprattutto "passionale" e disposto al "sacrificio".

Nato il 20 novembre 1946 a Leningrado, in una famiglia di ingegneri, il nuovo Patriarca ha sempre sognato la carriera ecclesiastica. Il suo sport preferito è lo sci. La madre era una insegnante di lingua tedesca. La sua passione di gioventù era il pianoforte.

Da bambino si era rifiutato di diventare 'pioniere' e dunque entrare nella gioventù sovietica. "Se mi permettete di entrare in chiesa con il fazzoletto da pioniere allora sì" racconta lo stesso Kirill di aver detto allora. Ma il permesso non arrivo' e il futuro Patriarca entrò in seminario. Iniziando così il cammino verso il vertice della Ciesa ortodossa russa.

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OBAMA ALA TV ARABA



il Giornale.it
n. 23 del 2009-01-27 pagina 0

Obama alla tv araba:
gli Usa non sono il nemico
non siamo contro l'Islam
di Redazione

Prima intervista concessa a una televisione araba, Al Arabiya. Il presidente Usa promette a breve una visita nella capitale di un grande paese musulmano. Poi ammette: "Commessi errori"

Barack Obama tende la mano al mondo musulmano e, nella sua prima intervista concessa a una televisione araba, Al Arabiya, afferma: "Gli americani non sono vostri nemici". Il presidente statunitense ha anche ripetuto il suo impegno a recarsi quanto prima nella capitale di un grande paese musulmano.

L'impegno Usa in Medio Oriente Obama ha ribadito la sua volontà di riavviare il processo di pace in Medio Oriente e lodato gli sforzi del re saudita Abdullah per un piano arabo di pace in Medio oriente: "Non è possibile pensare solo in termini di conflitto israelo-palestinese e non in modo più comprensivo di ciò che accade in Siria, Libano, Afghanistan e Pakistan", ha detto il presidente alla televisione satellitare con base a Dubai: "Questi eventi sono correlati". "Ma il momento è maturo per entrambe le parti di capire che il sentiero che stanno percorrendo non porterà alla prosperità della propria gente. E che invece è giunto il momento di tornare al tavolo dei negoziati". Dopo aver ricordato di aver vissuto diversi anni in Indonesia e di aver visitato numerosi paesi musulmani, il presidente statunitense ha detto di essersi ormai convinto che, al di là dei diversi credi religiosi, l’umanità ha speranze e sogni condivisi: "Il mio dovere nei confronti del mondo musulmano è quello di comunicare che gli americani non sono vostri nemici. Qualche volta abbiamo commesso errori, non siamo perfetti".




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Liliana Segre: Erede della memoria è colui che ascolta


Liliana Segre: Erede della memoria è colui che ascolta
Sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz nel quale è stata deportata all'età di 13 anni vive "l'impegno etico e morale" di trasmettere la sua testimonianza. Perchè "tutti i giorni sono giorni della memoria"
27 gennaio, 2009

di PAMELA FOTI


“Comprendere è impossibile. Ricordare è necessario” scriveva Primo Levi.

Ricordare la Shoah, sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, e quella del popolo rom, degli omosessuali, dei diversi. Di tutti coloro che furono mandati dal nazi-fascismo a morire nei campi di sterminio.

Ma ricordare, non va dimenticato, “è sempre fatica e dolore. E non passa mai” dice Liliana Segre, che nel campo di sterminio di Auschwitz è stata deportata quando aveva 13 anni. “Ho cominciato a dare la mia testimonianza ai giovani circa 20 anni fa, dopo 45 di silenzio. Sono uscita dal silenzio per forza. E’ stata la coscienza a dirmi di parlare. Premeva dentro. Ed è uscita. E’ stato liberatorio. Ma è stato anche difficile trovare le parole per dirlo”.

Per dire di quando lei non aveva nulla.
Per dire di quando la mattina del 30 gennaio 1944, dopo quaranta giorni nel carcere di San Vittore, venne portata al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano. E portata ad Auschwitz.
Per dire di quando si è trovata “sola. In quel mondo impazzito. Dove io e le mie compagne abbiamo sempre avuto la forza anche dopo che a una compagna nel lager, è stata tolta la vita. Ma quella ragazza non aveva mai perso la forza e la voglia di vivere” ripete per due volte. Come a sottolineare che non si era arresa.

Liliana Segre oggi ha 78 anni. Son tanti i ricordi che “come ondate risalgono in superficie”. Quelli più intimi e per questo più dolorosi li tiene dentro. Ma lasciandosi andare sulla poltrona del suo salotto ricorda quando, fatto ritorno a Milano, dopo essere sopravvissuta ad Auschwitz per più di un anno (fu liberata il 30 aprile 1945), non ha più trovato una casa ad aspettarla. “Sono stati anni duri quelli – racconta - Avevo 15 anni, ma dentro ero vecchia. C’era un’incompatibilità profonda con le mie coetanee. Loro parlavano di vestiti e ragazzi. E io di cosa poteva parlare? Di niente. E per questo ero sola. Ho imparato con gli anni ad essere giovane. E poi adulta e matura. Sono guarita a 18 anni, quando ho incontrato mio marito. Siamo rimasti insieme 60 anni”. E il ricordo va a quell’uomo, mancato lo scorso anno, con il quale è tornata alla vita.

Ora non le interessa parlare di quando era solo “un corpicino scheletrico. Il mio impegno etico e morale è trasmettere forza”. Perché “ricordare è necessario” ribadisce. “E io parlo di chi mi ricordo. Dei nomi, degli odori, dei colori”.

Di Violetta ad esempio. “Una ragazza di 19 anni che aveva gli occhi di un colore indefinito proprio tra il blu e il viola”. Nel raccontare, la voce di Liliana Segre si fa calda, il tono si abbassa. “Violetta aveva una treccia nera e lunga. Come la bella ebrea che la Bibbia descrive. Mi è stata vicino quando mi hanno arrestata nella prigione di Varese. Io piangevo. Disperata. Cos’altro può fare una ragazzina di 13 anni? E’ stata lei a venirmi incontro sulla porta della cella e mi ha abbracciata. Lei e sua mamma mi hanno tenuta stretta per tutto il viaggio che sul vagone di quel treno - partito dal Binario 21 della stazione Centrale di Milano - ci ha portato ad Auschwitz. Arrivate al campo, Violetta e sua madre sono state mandate al gas”.

“Ma da mamma e nonna quale sono, non voglio usare parole di orrore”. E non lo farà nemmeno oggi, davanti ai ragazzi che la aspettano al Conservatorio di Milano. “Andrò dal parrucchiere prima dell’incontro. Perché non voglio presentarmi a loro con aria dimessa.”.

“Le mie parole sono protese a dare forza. Io sono una donna libera e una donna di pace”. Ma le parole possono essere pietre, che restano e segnano. E cambiano. “Non sono preoccupata dalla teorie negazioniste, che sono ampiamente smentite. E non provo nemmeno rabbia, quella l’ho digerita da giovane. C’è amarezza, quella sì. E dispiacere. Ho solo paura dell’omologazione tra buono e cattivo. Tra vero e falso”.

Scuote la testa Liliana Segre, e abbozza un sorriso. Rassegnato. “Il tema della Shoah da qualche anno a questa parte è di moda. Quando ho iniziato a parlare, quando i sopravvissuti hanno iniziato a parlare, eravamo in un mondo di sordi” mi dice mentre continua a ricevere telefonate da chi la vorrebbe come ospite nel Giorno della Memoria. “Ora la Shoah ha invaso le biblioteche, il grande schermo, Internet. E’ stata anche istituito un giorno per ricordare. Un atto giusto, ma che può diventare anche limitazione consumistica”.

Che ne sarà della memoria domani? Quando sul 27 gennaio si saranno spente le luci dei riflettori e quando i sopravvissuti non avranno più voce per raccontare?
“E’ come una persona che affoga. E viene sommersa dalle acque. Tutto viene nascosto. Si dimentica. E’ sommerso. Chissà, forse un giorno riemergerà… magari nella pancia di una balena”.

Subito dopo, però, il ricordo torna indietro al 2005. A quei 7.500 giovani che nel PalaDozza di Bologna l’hanno ascoltata in rigoroso silenzio per un’ora e mezza. Mi mostra la foto di quel giorno.
Ritrae un palazzetto gremito di luci e colori. A guardarlo di sfuggita parrebbe l’atto finale di un concerto. La gente in piedi, che sorride e batte le mani. La Segre ricorda quella standing ovation. “Sono 7.500, ho pensato. Spero che 5 di loro riescano a ricordare questo momento".

Perché “erede della memoria è colui che ascolta”. E ammonisce: “Tutti i giorni sono della memoria”.


Il diario di Anna Frank in diretta su SKY.it.
Il 27 gennaio alle ore 21, in occasione del Giorno della Memoria, su SKY Cinema e in streaming su SKY.it sarà trasmesso Il Diario di Anna Frank, una recente trasposizione del celebre diario della ragazza ebrea che nell’Amsterdam della Seconda Guerra Mondiale, occupata dalle truppe tedesche, cerca invano di sfuggire alla cattura e alla morte nascondendosi in una soffitta.

http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2009/01/27/liliana_segre_sopravvissuta_auschwitz_intervista.html

Olocausto, Napolitano: "Vigilare sul virus dell'antisemitismo"




Berlusconi: "Leggi razziali ferita ancora aperta"
Olocausto, Napolitano: "Vigilare sul virus dell'antisemitismo"

Il messaggio di Giorgio Napolitano, e' suonato come un monito: "Non bisogna abbassare la guardia contro il riprodursi del "virus dell'antisemitismo" e di "nuove speculazioni contro gli ebrei e contro lo Stato ebraico".



Un'esortazione a non abbassare la guardia contro il riprodursi del "virus dell'antisemitismo" e di "nuove speculazioni e aggressive campagne contro gli ebrei e contro lo Stato ebraico", proprio nel momento in cui "l'operato del governo di Israele puo' risultare controverso ed essere legittimamente discusso" dopo l'offensiva militare nella Striscia di Gaza. Nelle celebrazioni al Quirinale per la Giornata della Memoria, il messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e' suonato come un monito.

Il Giorno della Memoria, ha osservato Napolitano, giunge a poche settimane dal conflitto di Gaza, "vissuto con angoscia dagli amici del popolo israeliano e del popolo palestinese". Ed e' proprio in questi momenti che "deve farsi piu' forte la vigilanza ed esprimersi piu' nettamente la reazione contro il riprodursi del virus dell'antisemitismo" e che deve "restare chiara e netta la distinzione tra ogni possibile posizione critica verso la linea di condotta di chi, di volta in volta, governa Israele e la negazione delle ragioni storiche dello Stato di Israele, del suo diritto all'esistenza e alla sicurezza, del suo carattere democratico". Napolitano ha ricordato anche il suo recente viaggio a Gerusalemme, dove ha riscontrato 'quel senso profondo delle radici storiche e ideali di Israele che "mi ha sempre colpito, perche' forse in nessun altro popolo e in nessun altro Stato un simile sentimento si manifesta in un rapporto cosi' naturale con il passato piu' lontano".


Le leggi razziali emanate nel '38 sono "una ferita profonda inferta non solo alla comunità ebraica, ma alla intera società italiana". Lo sottolinea il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in un messaggio per la Giornata della Memoria. "In questo giorno, 64 anni or sono, furono abbattuti i cancelli di Auschwitz. Questa data e quel luogo sono il paradigma dello sterminio di un popolo che ha segnato per sempre la storia dell'umanità. Non lo dimenticheremo mai", scrive il premier.
"Per questo nutriremo il ricordo della Shoah con celebrazioni e iniziative rivolte in modo particolare ai giovani, affinché sappiano a quale punto di aberrazione può arrivare l'odio dell'uomo contro l'uomo. Non solo. Il Governo invita gli insegnanti e gli studenti a fare tesoro di questa ricorrenza in tutte le scuole, perché il 'Giorno della Memoria' insegni a tutti, una volta di più, il valore della pace e della convivenza pacifica tra i popoli".
Berlusconi si sofferma in particolare su quella che definisce "una delle pagine più buie della storia del nostro Paese: l'emanazione delle leggi antiebraiche". Nel settembre del 1938, ricorda il premier," studenti e insegnanti furono bruscamente allontanati dalle scuole e dalle università, ed il 17 novembre, con decreto legge, fu vietato agli ebrei di contrarre matrimoni misti, di possedere aziende, terreni, fabbricati, di prestare servizio nelle pubbliche amministrazioni e nelle forze armate.


Nei mesi successivi gli ebrei furono cancellati dagli albi professionali, fu loro vietato il commercio, l'accesso negli uffici pubblici, la partecipazione alla vita politica ed alla vita sociale, fu sospesa la pubblicazione di tutta la stampa ebraica, fu vietato suonare le loro musiche, rappresentare le loro opere teatrali, proiettare i loro film; anche i nomi delle strade a loro intitolate furono cambiati. Si voleva cancellare tutto quanto attestasse la loro presenza nella vita nazionale ed il loro contributo doveva sparire in ogni sua manifestazione. Fu spezzato così un profondo e secolare legame tra i cittadini italiani ebrei ed il loro Paese, l'Italia, alla cui storia avevano contribuito con il lavoro illuminato di intellettuali, scienziati, artisti, ma anche con l'apporto di cittadini comuni.


Come non ricordare ancora l'ampia partecipazione degli ebrei alle lotte risorgimentali, il loro contributo alla costruzione dell'Italia unita, alla formazione della coscienza nazionale ed alla difesa della Patria nella Grande Guerra". "Le leggi antiebraiche - afferma il premier - sono ancora avvertite come una ferita profonda, inferta non solo alla comunità ebraica, ma alla intera società italiana, che perse improvvisamente una parte importante della propria storia.

27/01/2009

http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/01/27/981990-olocausto_napolitano_vigilare_virus_dell_antisemitismo.shtml

lunedì 26 gennaio 2009

Gaza: Sky no appello umanitario


2009-01-26 15:32
Gaza: Sky no appello umanitario
Per non inficiare l'imparzialita' del canale
(ANSA) - LONDRA, 26 GEN - Sky si e' aggiunta oggi alla Bbc nella sua decisione di non trasmettere lo spot di beneficenza pro Gaza per non inficiare l'imparzialita'.
Lo spot, promosso da 'Disasters Emergency Committee', viene trasmesso sui principali canali in chiaro del Regno Unito - I
tv, Channel 4 e Five. E chiede ai britannici donazioni a favore dei palestinesi bisognosi.
'La nostra decisione non e' un giudizio sulle buone intenzioni' dell'appello, ha detto il capo di Sky, John Ryley.


http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mondo/news/2009-01-26_126301572.html

27 gennaio, una Giornata per non dimenticare

Al Quirinale consegna delle medaglie agli ex deportati o agli eredi
Incontri, proiezioni, letture, iniziative e manifestazioni in tutta Italia
27 gennaio, una Giornata per non dimenticare
Viaggi della memoria ad Auschwitz e Birkenau
Un giovane palestinese sul treno da Firenze: "L'uomo da quegli orrori non ha imparato"
di RITA CELI



ROMA - Il 27 gennaio di 64 anni fa le avanguardie dell'Armata Rossa aprivano i cancelli di Auschwitz, liberando i pochi superstiti e mostrando al mondo gli orrori di un lager dove erano stati sterminati un milione e mezzo di ebrei, zingari, omosessuali, oppositori politici e prigionieri di guerra. Per non dimenticare la Shoah e le vittime innocenti uccise ad Auschwitz e negli altri campi di concentramento domani, 27 gennaio, sarà celebrata la Giornata della memoria, istituita nel 2000 per ricordare - soprattutto ai giovani - i milioni di uomini, donne e bambini messi a morte dai nazisti. Numerose le iniziative, a cominciare dalla consegna al Quirinale delle medaglie agli ex deportati o agli eredi, per proseguire nel corso della giornata con concerti, proiezioni, testimonianze, conferenze, letture e manifestazioni in tutta Italia.

Quirinale, medaglie a ex deportati. Una cerimonia solenne al Quirinale apre la Giornata della memoria. Il sottosegretario Gianni Letta, a nome del governo, consegnerà medaglie d'onore ad alcuni ex deportati civili e militari che furono internati nei lager nazisti o ai loro eredi per onorare i sopravvissuti e le vittime di un dramma che coinvolse centinaia di migliaia di italiani (40mila civili e 650mila militari deportati: nove su dieci non fecero ritorno, 50mila i soldati uccisi nei campi di sterminio). Cerimonie analoghe si svolgeranno contemporaneamente in diverse città alla presenza delle autorità locali.

Convegno alla Camera. Alle 15 nella Sala della Lupa di Montecitorio si terrà il convegno "Memoria: dalle testimonianze dirette al museo della Shoah", aperto dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. Interverranno: Gianni Alemanno, Piero Marrazzo, Nicola Zingaretti, Walter Veltroni, Renzo Gattegna, Leone Paserman, Goti Bauer, Marcello Pezzetti, Luca Zevi, Giorgio Maria Tamburini. Il convegno sarà anche l'occasione per presentare il progetto del Museo nazionale della Shoah, sulla via Nomentana a Roma, la cui inaugurazione è prevista per il 2011.


Il viaggio in treno da Milano. Oltre 900 giovani delle scuole superiori di Milano e della Lombardia hanno affrontato il lungo viaggio in treno dalla stazione Centrale di Milano fino a quella di Auschwitz. I ragazzi arrivati a destinazione sono rimasti in silenzio di fronte all'atrocità evocata dalla scritta "Arbeit Macht Frei" (il lavoro rende liberi) che ancora campeggia sul cancello d'ingresso del campo di sterminio nazista. Orrore amplificato davanti alle camere a gas, agli oggetti delle vittime, ai nomi e dopo la visita a Birkenau, dove i quattro forni crematori hanno funzionato a pieno ritmo fino agli ultimi giorni della guerra.

Sul treno anche gli studenti di Parma. Su uno dei due treni della memoria partiti da Milano, organizzati da Cgil, Cisl e dalla Provincia di Milano, tra gli oltre 1200 passeggeri sulla via per Auschwitz - tra cui 300 lavoratori e pensionati - anche un gruppo di studenti di Parma che hanno affidato a Parma-Repubblica.it il loro diario di viaggio corredato di foto e racconti. Un viaggio collettivo verso i campi di sterminio, dove sono previste visite, cerimonie, confronti organizzati con l'obiettivo di "formare nuovi testimoni".


Firenze, la partenza del treno della memoria


Arabi e cristiani in viaggio da Firenze. Un treno della memoria è partito anche da Firenze, organizzato dalla Regione Toscana, con a bordo 800 persone tra studenti delle scuole superiori e giovani di diversi paesi che frequentano le università toscane. Una ragazza marocchina con il chador, un palestinese che studia a Firenze per diventare artista nella sua terra, un esponente della comunità rom. "Questo viaggio è importante per conoscere dal vivo i luoghi dove l'uomo ha commesso orrori, ma sono consapevole che l'uomo da quegli orrori non ha imparato" commenta Remzt, 22 anni, palestinese della città vecchia di Gerusalemme.

Gli appuntamenti in tv. Numerose le occasioni per ricordare la Giornata della memoria sul piccolo schermo, a cominciare da RaiTre che domani alle 11 trasmette in diretta la cerimonia dal salone dei Corazzieri del Quirinale. Questa sera Retequattro alle 23.20 propone il film tv Il processo di Norimberga. Sempre su RaiTre, questa sera a mezzanotte Linea notte ospiterà Anna Foam, autrice del libro Diaspora, storia degli ebrei nel '900. Domani si comincia alle 8.05, ancora su RaiTre, con la seconda puntata de La storia siamo noi, dal titolo La soluzione finale, alla ricerca delle radici ideologiche e politiche della Shoah (mercoledì la terza parte). Sempre sulla terza rete Rai alle 13.10 va in onda Un treno per Auschwitz, il documentario di Carlo Lucarelli e Paola De Martiis dedicato al viaggio in treno di 600 studenti da Carpi al lager. La7 ricorda la Shoah alle 14 con la favola tragica Train de vie, film scritto e diretto da Radu Mihaileanu. RaiUno alle 14.10 ripropone la fiction Exodus - Il sogno di Ada, protagonista Monica Guerritore, dedicata alla storia di Ada Sereni che ha dedicato la sua vita a organizzare l'espatrio di migliaia di ebrei verso la Palestina. Nell'arco della giornata Rainews 24 propone interviste a scrittori, storici, testimoni, sopravvissuti e l'inchiesta esclusiva Bombardate Auschwitz: l'ordine che non fu dato. Sempre domani Retequattro trasmette alle 21.10 Il pianista, il film di Roman Polanski con Adrien Brody, il musicista la cui vita fu sconvolta dalla guerra e dall'invasione nazista. Sky Cinema 1, invece, ricorda lo sterminio trasmettendo in esclusiva alle 21 il film Il diario di Anna Frank, una recente trasposizione del celebre diario.


I ragazzi di Carpi partono per Auschwitz


Roma, le iniziative alla Casa della memoria. Proiezioni di film, documentari, testimonianze e interviste, conferenze, letture e presentazioni di libri organizzati alla Casa della memoria e della storia, a Roma. Domani dalle 11 alle 24 nel locale Qube, appuntamento con La memoria degli altri - Il giallo e il rosa. Shoah e Homocaust, due genetiche per uno sterminio, evento ideato da Davide Pavoncello per ricordare le discriminazioni e persecuzioni che ebrei e omosessuali subirono durante il nazismo. Al Complesso del Vittoriano alle 17 il ministro per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi, interverrà all'iniziativa promossa dal suo ministero che prevede lettura di brani sulla Shoah da parte di alcuni studenti delle scuole medie superiori, con l'intervento di Paola Pitagora, e la presentazione del volume Il libro della Shoah italiana di Marcello Pezzetti, coordinata da Bruno Vespa con gli interventi dell'autore, del ministro Bondi e di quello dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, del sottosegretario Carlo Giovanardi e dei rappresentanti delle comunità ebraiche italiane.

Venezia, un mese per non dimenticare. Anche quest'anno Venezia celebra la ricorrenza della Giornata della memoria scegliendo di promuovere molteplici appuntamenti distribuiti nell'arco di un mese, sostenendo occasioni di approfondimento culturale e iniziative d'arte e spettacolo sensibili ai valori di una "memoria condivisa" da non rimuovere, specie nei suoi capitoli meno conosciuti come la persecuzione nazista dei disabili, degli zingari, degli omosessuali e degli oppositori politici. Spicca la presenza di Moni Ovadia, che ha dato il via a una serie di eventi al teatro Goldoni tra cui la prima del suo ultimo lavoro teatrale Senza confini, ebrei e zingari. Tra le iniziative più toccanti la Fiaccolata delle memoria, la silenziosa marcia che partirà domani da Chirignago, in terra ferma, e sarà accompagnata dalle testimonianze di coloro che allo sterminio nazista sono sopravvissuti.

Cuneo, Bob Geldof in concerto. Incontri culturali, momenti di confronto e di riflessione a Cuneo. Nella mattinata di martedì, alle 12, in prefettura consegna delle medaglie d'onore ai deportati nei lager nazisti. Alle 16.30 dalla sinagoga di Contrada Mondovì partirà un trekking della memoria, con tappe al monumento alla Resistenza, al santuario degli Angeli e poi a Borgo San Dalmazzo dove centinaia di lumini ricordano le vittime della Shoah al Memoriale della deportazione, nei pressi della stazione ferroviaria. Alle 21 al teatro Toselli l'ottava edizione del Concerto della memoria con Bob Geldof, artista già candidato al premio Nobel per la pace e organizzatore di grandi eventi mondiali come il Live Aid e il Live 8.

Trieste ricorda dalla Risiera di San Sabba. A Trieste la giornata del 27 gennaio si apre alle 9.30 con la marcia silenziosa degli ex deportati dalle carceri del Coroneo alla Stazione centrale, dove sarà deposta una corona del Comune a ricordo della partenza dei convogli verso i campi nazisti. Alle 11 alla Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio sul territorio italiano, si svolgerà la cerimonia solenne mentre tre esposizioni approfondiranno le storie legate alle deportazioni nazifasciste: le opere di Mario Moretti, militare italiano deportato dal 1943 al 1945 in Polonia e Germania, una mostra sulla persecuzione degli ebrei in Italia e una sul diario di Nicolò Chiucchi, cittadino istriano deportato a Dachau.

In Toscana spettacoli e riflessioni. Un nuovo museo per la documentazione, canti sacri, spettacoli teatrali e momenti di riflessione sono le iniziative organizzate in Toscana. A Prato domani sera è in programma nella chiesa di Lammari a Capannori il concerto di Antonella Ruggiero dedicato alla musica ebraica. Massa celebrerà il giorno della memoria con una seduta solenne del Consiglio Regionale nel Palazzo Ducale. Le scuole di Chiusi (Siena) saranno invece coinvolte in incontri con un sopravvissuto di un lager, Bruno Toppi, e assisteranno anche alla proiezione del film Il bambino col pigiama a righe. A Firenze il tradizionale concerto del 27 gennaio organizzato dal Maggio Musicale fiorentino sarà dedicato quest'anno alla "notte dei cristalli". Durante il concerto, in programma al Piccolo teatro del Maggio, saranno proiettati filmati e foto d'epoca con l'obiettivo di proporre una riflessione sul tema.

Bologna, teatro e commemorazioni. Deposizioni di corone, incontri musicali, tavole rotonde, spettacoli teatrali e consigli congiunti di Comuni e Province sono in programma in tutta l'Emilia Romagna. A Bologna le celebrazioni si aprono al Museo ebraico con l'inaugurazione della mostra Carlo Levi - Il prezzo della libertà. Al quartiere San Donato, invece, andranno in scena gli spettacoli teatrali ispirati al saggio di Hannah Arendt La banalità del male replicati nei licei Copernico, Minghetti e Galvani. Martedì saranno deposte delle corone davanti alle lapide presso lo stadio Dall'Ara in memoria di Arpad Weisz, atleta ebreo morto ad Auschwitz che fu allenatore del Bologna negli anni Trenta, al monumento dei martiti in piazza Nettuno, al cippo dei caduti in Certosa, alla lapide davanti alla Sinagoga e ai monumenti ai deportati omosessuali e zingari, uccisi dai nazi-fascisti.

Genova ricorda vittime omosessuali. In occasione della Giornata della memoria il programma di iniziative del Comitato Genova Pride presenta nella sala espositiva della Regione Liguria la mostra interattiva Omocausto, organizzata dal Gruppo Giovani del comitato Arcigay L'Approdo.

Le iniziative in Puglia. Numerose le iniziative in Puglia, a cominciare dalla consegna, domani mattina in prefettura a Bari, delle medaglie d'onore ai cittadini italiani, civili e militari, deportati e internati nei lager nazisti. Il Piccinniensemble con la direzione del maestro Valfrido Ferrari, terrà un concerto a Santeramo in colle. A Foggia la Città del cinema ha curato la proiezione, domani mattina, del film Il bambino con il pigiama a righe di Mark Herman.

L'università della Calabria. "Toccare, vedere, sentire: comprendere l'altro", questo il tema scelto dall'Università della Calabria con un nutrito programma di iniziative organizzate con il Conservatorio Giacomantonio di Cosenza, con la fondazione Ferramonti che prevede una visita al Campo di concentramento di Tarsia, e con il Movimento delle donne e l'Arcigay.

(26 gennaio 2009)



http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/cronaca/giornata-memoria/giornata-memoria/giornata-memoria.html

Le comunità ebraiche: il negazionismo è un'infamia

Gattegna sulla revoca della scomunica
Le comunità ebraiche: il negazionismo è un'infamia

La remissione della scomunica dei vescovi lefebvriani "è una questione che deve essere tenuta separata dalle opinioni storiche". Il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna torna sulla polemica tra Vaticano e mondo ebraico.


«In questo momento siamo attenti osservatori delle decisioni che la Chiesa prenderà in merito a chi sostiene tesi negazioniste. Ci auguriamo che ci sia una smentita di queste tesi che chiarisca ogni dubbio a riguardo». Il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, è intervenuto sulle polemiche relative alla riabilitazione di quattro vescovi lefebvriani, uno dei quali ha espresso convinzioni negazioniste sulla Shoah.
Gattegna ha precisato che la riabilitazione dei prelati «è un fatto interno alla chiesa su cui non abbiamo niente da dire». Il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane ha posto l'accento «sul negazionismo», sul quale, ha sottolineato, «abbiamo molto da dire perchè lo riteniamo un'infamia». «Ci auguriamo - ha concluso - che sia solo un momento di difficoltà e aspettiamo qualche gesto positivo da parte della Chiesa».

Papa Benedetto XVI aveva revocato la scomunica ai quattro vescovi ultratradizionalisti ordinati illegittimamente da Marcel Lefebvre il 30 giugno 1988: Bernard Fellay (superiore dei lefebvriani della Fraternità di San Pio X), Alfonso del Gallareta, Bernard Tissier de Mallerais e Richard Williamson. Quest'ultimo aveva affermato di non credere all'esistenza delle camere a gas naziste.




26/01/2009

http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/01/26/981550-comunita_ebraiche_negazionismo_infamia.shtml

Shoah/ Domani Giorno memoria tra polemiche su Gaza e negazionismo

Shoah/ Domani Giorno memoria tra polemiche su Gaza e negazionismo
Gattegna: Chiesa dia segnale.Bagnasco: frasi Williamson infondate

Roma, 26 gen. (Apcom) - Il Giorno della memoria, in ricordo dello sterminio del popolo ebraico, arriva tra le polemiche. Prima tra tutte quella tra il Vaticano e il mondo ebraico per la riabilitazione dalla scomunica di quattro vescovi lefebvriani. Tra questi anche Richard Williamson che ha di recente espresso tesi negazioniste sulla Shoah. E poi c'è la situazione in Medioriente. Il ministro dell'ambasciata di Israele in Italia Lironne Bar-Sadeh, chiamata a intervenire alla presentazione del master in didattica della Shoah, ha detto chiaro e tondo che l'attacco israeliano a Gaza ha visto il "riemergere di fenomeni di antisemitismo". E per celebrare la giornata in ricordo della Shoah la Fgci, l'organizzazione giovanile del Pdci, pubblica sul suo sito internet lo slogan 'Per non dimenticare. Gaza Resisti'. Un legame definito "provocatorio" accompagnato dalla condanna dell'Olocausto ma anche da una frase esplicita: "Il nostro pensiero - si legge sulla home page del sito - va oggi al popolo palestinese, ai compagni che combattono quotidianamente una battaglia di resistenza contro l'aggressione unilaterale di Israele".
Ad ogni modo domani saranno molteplici le celebrazioni del Giorno della memoria, a cominciare da quella in Quirinale, alle ore 11, con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che incontrerà i rappresentanti delle comunità ebraiche italiane, oltre agli studenti, gli insigniti del riconoscimento "Giusti d'Italia", gli ex deportati.

Non si è affatto spento il dibattito sui lefebvriani. Il presidente delle comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna ha spiegato che il mondo ebraico è rimasto "molto stupito dalla coincidenza tra la riabilitazione dalla scomunica e le dichiarazioni negazioniste della Shoah di uno di questi vescovi. Una cosa che abbiamo accolto con preoccupazione e perplessità". Tanto da chiedere che il Papa faccia chiarezza. "In questo momento - ha detto Gattegna - siamo attenti osservatori delle decisioni che la Chiesa prenderà in merito a chi sostiene tesi negazioniste. Ci auguriamo che ci sia una smentita di queste tesi che chiarisca ogni dubbio a riguardo".

Insomma Gattegna non vuole entrare nel merito della revisione della scomunica che è una decisione "interna alla Chiesa" ma sulle tesi negazioniste "che sono un'infamia abbiamo molto da dire". Un segnale sulla questione giunge dal presidente della Cei Angelo Bagnasco che definisce "infondate" e "immotivate" le dichiarazioni del vescovo canadese Richard Williamson sulla Shoah. Al tempo stesso però Bagnasco bolla come "ingiuste" le parole rivolte dagli ebrei italiani verso il Papa.

L'incontro al Colle con Napolitano sarà preceduto dalla cerimonia di consegna della medaglia d'oro ai deportati ed internati nei lager nazisti da parte del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Nel pomeriggio, alle 15, a Montecitorio si terrà il convegno-evento con il presidente della Camera Gianfranco Fini, Gianni Alemanno, Piero Marrazzo, Nicola Zingaretti, Walter Veltroni, Renzo Gattegna, Leone Paserman. Nell'occasione sarà presentato il progetto del Museo nazionale della Shoah, la cui inaugurazione è prevista per il 2011. Ma le celebrazioni della Giornata della memoria non si fermeranno a domani e abbracceranno tutta la settimana.



http://notizie.alice.it/notizie/politica/2009/01_gennaio/26/shoah_domani_giorno_memoria_tra_polemiche_su_gaza_e_negazionismo,17723600.html

domenica 25 gennaio 2009

Vescovo negazionista, l'ira di Israele

25/1/2009 (20:6) - IL PERDONO AI LEFEBVRIANI
Vescovo negazionista, l'ira di Israele

Continuano le polemiche da parte del mondo ebraico sulla decisione di Benedetto XVI di perdonare i quattro vescovi ultra-conservatori lefebvriani
CITTÀ DEL VATICANO
Continuano le polemiche da parte del mondo ebraico sulla decisione di Benedetto XVI di perdonare e riammettere nella Chiesa cattolica i quattro vescovi ultra-conservatori lefebvriani, tra cui un presule britannico, Richard Williamson, che nega la Shoah. Oggi il Museo dell’Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme (dove è esposta la targa sul «silenzio» di Pio XII) ha diffuso un comunicato di dura critica al Vaticano. Ma fonti del ministero degli Esteri israeliano hanno assicurato che la visita di Benedetto XVI, prevista per il prossimo maggio, continua ad essere «in cantiere» e non è messa in pericolo da queste nuove controversie.

Dal Vaticano oggi nessun ulteriore commento sulla vicenda: valgono - si fa notare - le parole dette ieri da padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, che aveva condannato le tesi revisionistiche del vescovo britannico ma aveva anche sottolineato come la revoca della scomunica fosse un gesto assolutamente a sè stante e distinto dagli atteggiamenti personali dei singoli. Williamson «è una questione interna» della Chiesa cattolica, ha ammesso lo Yad Vashem: ciò non toglie però che sia «scandaloso» per un vescovo cattolico negare l’Olocausto. «La negazione dell’Olocausto - si legge nel comunicato diffuso a Gerusalemme - non solo rappresenta un insulto per i superstiti, per la memoria delle vittime e per i Giusti fra le Nazioni che rischiarono le loro vite per salvare ebrei, ma è anche un attacco brutale alla Verità ».

«Anche se la revoca della scomunica è indipendente dai commenti di Williamson sull’Olocausto - dice ancora Yad Vashem - che tipo di messaggio essa lancia circa l’attitudine della Chiesa verso l’Olocausto?». Oggi il Papa non ha fatto alcun accenno esplicito alla sua decisione di revocare la scomunica agli scismatici lefebvriani. Tuttavia, celebrando in serata i Vespri di chiusura della settimana del dialogo per l’unità inter-cristiana, ha sottolineato che servono «gesti coraggiosi di riconciliazione tra noi cristiani». Al rito, celebrato nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma, hanno assistito, come è tradizione, rappresentati anglicani, luterani e del patriarcato ortodosso di Costantinopoli. Le diversità tra i cristiani - ha spiegato il Pontefice - sono «legittime» ed anzi possono trasformarsi da ostacolo a «ricchezza nella molteplicità delle espressioni di una fede».

Il Papa ha anche ricordato che 50 anni fa, il 25 gennaio del 1959, esattamente nella Basilica paolina, Giovanni XXIII manifestava per la prima volta la sua intenzione di convocare un «Concilio ecumenico per la Chiesa universale». Una «provvida decisione», ha commentato Ratzinger. «Il concilio Vaticano II - ha osservato - ci ha prospettato che ’il santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità della Chiesa di Cristò, una e unica, supera le forze e le doti umane "comuni"». Infine un accenno alla Terra Santa, dove l’unità dei cristiani è particolarmente «importante».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200901articoli/40380girata.asp

Gaza/ Leader Fronte popolare: Negoziati al Cairo molto... - 2

Gaza/ Leader Fronte popolare: Negoziati al Cairo molto... - 2
"Per ricostruzione serve comitato nazionale di gestione fondi"
Gaza, 25 gen. (Apcom) - Fra gli scogli più duri da superare, quello del valico di Rafah: "Otto mesi fa - prosegue il leader del Fronte popolare - abbiamo proposto un piano di gestione, che prevede per Abu Mazen il ruolo di presidente ufficiale mentre per Hamas quello de facto sul campo. E di utilizzare le risorse derivanti dalla frontiera di Rafah per servizi sanitari e sociali per i cittadini, non per Abu Mazen né per Haniyeh".

Al tavolo dei negoziati, il Fplp cercherà "di aggiungere la ricostruzione di Gaza. Il nostro pensiero principale è quello di neutralizzare le differenze fra Fatah e Hamas a favore della ricostruzione di Gaza, creando un comitato nazionale che gestisca i fondi e li convogli alle persone colpite". Rispetto alla gestione pratica del valico, Almajdalawi sottolinea: "Per noi sono solo dettagli minori, i rapporti ufficiali all'esterno spettano al presidente Abu Mazen, la gestione interna sul campo può includere anche Hamas - e aggiunge - Non è una questione di principio ma di accettazione, accettiamo che sul territorio Hamas affianchi la guardia dell'Autorità nazionale palestinese. Ma per noi Abu Mazen rappresenta il punto di unione fra il governo di Salam Fayyad e quello di Ismail Haniyeh. Al di là delle differenze politiche con Abbas, il nostro obbiettivo è mantenere l'unità nazionale". Per il Fplp, "Fino alle prossime elezioni, Abu Mazen è ancora presidente, più politicamente che legalmente".

Almajdalawi non mette in discussione il ruolo del Cairo, contrastata sede dei negoziati: "Per noi l'Egitto è il posto giusto, il paese arabo più grande, coinvolto nei problemi palestinesi e sede della Lega Araba, indipendentemente dalla sua posizione politica. Di questi tempi, c'è una strategia finalizzata a spostare le decisioni arabe dal centro naturale, l'Egitto, verso la periferia - commenta Almajdalawi - è una strategia voluta dall'America".

Almajdalawi sa che la liberazione del soldato Gilad Shalit sarà oggetto di contrattazione e commenta: "Gli israeliani dicono che la liberazione è vicina, ma non è un paradosso che tutto il mondo si preoccupi di Gilad mentre ci sono 11.500 prigionieri in Israele? Come essere umano, non come palestinese, questo mi offende".

Forse il tavolo di riconciliazione fra Fatah e Hamas sarà teatro di maggiori tensioni: "Non è impossibile, ma davvero difficile. Noi e Hamas concordiamo riguardo ad alcune questioni politiche: l'interruzione dei sotto-negoziati fra Abbas e Israele; la lotta alla corruzione dell'Autorità nazionale; la sospensione della collaborazione in fatto di sicurezza. Ma non pensiamo che uno stato retto da Hamas sia migliore. Hanno una gestione della società sbagliata. Sono una forza non democratica, che fa regredire la società, non accettano critiche". E conferma: "Tutto quello che si dice sulle gambizzazioni da parte di Hamas (nei confronti dei nemici politici, nella Striscia negli ultimi giorni, ndr) è vero, la violenza qui rispetto alla Cisgiordania è più forte". E conclude: "Alle elezioni, la gente cercava il cambiamento e ha creduto che Hamas fosse il vero cambiamento. Ma ora penso che una parte di quelli che hanno votato Hamas abbia cambiato idea, a Gaza più che in Cisgiordania".

http://notizie.alice.it/notizie/esteri/2009/01_gennaio/25/gaza_leader_fronte_popolare_negoziati_al_cairo_molto_-_2,17710274.html

OGGI 56ESIMA GIORNATA MONDIALE DELLA LEBBRA


OGGI 56ESIMA GIORNATA MONDIALE DELLA LEBBRA

(AGI) - Roma, 25 gen. - Circa 700 persone si ammalano ogni giorno, 254.525 sono i casi registrati nel mondo nel 2007. Oggi, per la cinquantaseiesima volta, ricorre la Giornata mondiale dedicata ai malati di lebbra, una malattia ormai curabile grazie a farmaci antibiotici ma che continua a colpire: in realta' nessuno puo' dire esattamente quanti ne siano gli afflitti nel mondo. Di fatto, quando si avviano piani di ricerca di casi di lebbra in aree poco raggiungibili, si continuano a scoprire numerose persone affette. Tra loro la percentuale dei bambini rimane alta e questo indica un alto livello d'infezione. Anche se la lebbra e' al giorno d'oggi perfettamente curabile, tuttora le si accompagna spesso un pesante stigma sociale che vede le persone che ne sono state affette, anche se guarite completamente, come 'diverse' e socialmente emarginate. Il bacillo, inizialmente, distrugge i nervi periferici provocando insensibilita'; a causa di cio' vengono quindi danneggiati i tessuti rendendo cosi' inevitabili le mutilazioni. Se non trattata, provoca danni progressivi e permanenti a pelle, nervi, arti ed occhi. L'hanseniasi (formula invalsa come politicamente corretta per definire la lebbra) e' diffusa essenzialmente in quella che viene definita la cintura della poverta', area in cui vivono un miliardo e 300 milioni di persone dal reddito pro capite di meno di un euro al giorno. La lebbra, ignorata dai mass media occidentali, rimane il simbolo della condizione di estrema poverta' e della mancanza dei piu' banali diritti sanitari e sociali in cui si trova gran parte del genere umano. La 56a Giornata mondiale dei malati di lebbra e' in particolare dedicata all' India, il paese che registra il piu' alto numero di nuovi casi ogni anno. Quello di oggi e' un appuntamento internazionale, un momento di solidarieta' che si rinnova ormai da piu' di cinquant'anni:la Gioranta fu voluta nel 1954 da Raoul Follereau, scrittore, poeta e giornalista francese che per il suo impegno nella lotta alla malattia fu definito 'apostolo dei malati di lebbra'.



http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200901251536-hpg-rsa0002-art.html

Gaza è un campo di prigionia pensato e voluto dai Paesi arabi (13 gennaio 2009)


Gaza è un campo di prigionia pensato e voluto dai Paesi arabi (13 gennaio 2009)
Articolo pubblicato sul Jerusalem Post e scritto da Nonie Darwish, una mussulmana palestinese

60 anni fa, 22 Paesi arabi si accordarono per creare un campo di prigionia chiamato Striscia di Gaza. Ancora oggi, gli arabi proclamano la loro devozione verso il popolo palestinese ma sembrano più interessati a sacrificarlo.
"Le condizioni di Gaza dopo 40 anni" è uno dei titoli apparsi sulla BBC la settimana scorsa. Parlando della Striscia, una settimana passa raramente senza una lamentela politica o organizzativa sulla situazione umanitaria. Ma non sento nessuno che ne descriva la causa d'origine: 60 anni di politica araba hanno contribuito a mantenere i palestinesi in una condizione di rifugiati senza patria allo scopo di fare pressioni su Israele.
Ho vissuto a Gaza da bambina negli anni Cinquanta quando l'Egitto conduceva delle operazioni di guerriglia contro Israele partendo proprio dalla Striscia che allora era sotto il controllo del Cairo. Mio padre ha comandato alcune di queste operazioni, compiute dai fedayeen (che significa "auto-sacrificio"). Era la linea del fronte del Jihad arabo contro Israele. Mio padre fu ucciso da Israele in un assassinio mirato nel 1956.
Oggi la Striscia di Gaza, sotto il controllo di Hamas, è diventata un campo di prigionia per un milione e mezzo di palestinesi e continua a servire come piattaforma di lancio per gli attacchi contro gli israeliani. Questa è l'eredità della politica del mondo arabo per i rifugiati palestinesi iniziata 60 anni fa, quando la Lega Araba realizzò delle leggi speciali per i palestinesi a cui tutti i paesi arabi dovettero attenersi.
Anche se un palestinese sposasse un cittadino di un paese arabo, quel palestinese non potrebbe acquisire la cittadinanza del suo o della sua consorte. Un palestinese può nascere, vivere e morire in uno stato arabo e non ottenere mai la cittadinanza. Anche ora ricevo e-mail da palestinesi che mi raccontano di non riuscire ad avere un passaporto siriano, per esempio, e devono rimanere palestinesi anche se non hanno mai messo piede nella West Bank o a Gaza. La loro identità forzata è stata pensata apposta per eternare lo status di rifugiato. I palestinesi sono stati manovrati e sfruttati dalle nazioni arabe, e dai terroristi palestinesi, con l'obiettivo di distruggere Israele.
Quei 22 stati arabi certamente non hanno scarsità di terra. Molte zone nelle vicinanze, come il Sinai, la Giordania, l'Arabia Saudita, hanno un basso tasso di densità di popolazione. Ma assorbendo i palestinesi cesserebbe il loro status di rifugiati e il desiderio di nuocere a Israele. La ricchezza degli arabi, che sta incrementando drasticamente per via del prezzo del greggio che sale alle stelle, non è mai stata usata per migliorare la vita, le infrastrutture, e l'economia della popolazione della West Bank e di Gaza. Invece è servita a finanziare i gruppi terroristici che rifiutano l'esistenza di Israele e si oppongono alla pace.
La gente comune di Gaza ha migliori opportunità di impiego se si unisce ad Hamas. La breccia aperta a gennaio nel posto di controllo tra Egitto e Gaza, orchestrata da Hamas, è il risultato di queste politiche per i rifugiati palestinesi. Il checkpoint sul fronte arabo di Gaza non poteva contenere dei reclusi. Il piano arabo per sovrappopolare Gaza, dunque, è esploso nella direzione sbagliata. Dopo questa esplosione, Suleiman Awwad, uno dei portavoce dell'amministrazione egiziana, ha detto: "l'Egitto è uno stato rispettabile, i suoi confini non possono essere danneggiati e non possiamo tollerare che vengano scagliate delle pietre contro i nostri soldati". In altre parole l'Egitto non è come Israele, uno stato a cui si può mancare di rispetto. Gli abitanti di Gaza non devono indirizzare la violenza contro l'Egitto ma solo verso Israele. Questo è il giudizio comune nel mondo arabo.
Il mese scorso Hamas ha minacciato di condurre 40.000 palestinesi, principalmente donne e bambini, al confine tra Gaza ed Israele per protestare contro le restrizioni imposte dallo stato ebraico alla Striscia. Alcuni leader di Hamas hanno fatto balenare l'ipotesi che avrebbero spinto i manifestanti verso i valichi, dimostrando ancora una volta che i terroristi palestinesi non hanno alcuno scrupolo nel mettere in pericolo le vite di persone innocenti – israeliane o palestinesi. Fortunatamente solo 5.000 persone si sono fatte vive.
Ma Hamas ha avuto successo nell'uccisione di un israeliano due giorno dopo: un uomo di 47 anni, padre di quattro figli, è morto durante un attacco di razzi provenienti da Gaza mentre stava guidando la sua auto, in prossimità del Sapir College, vicino a Sderot. Due settimane prima, due fratelli israeliani, Osher e Rami Twito, di 8 e 19 anni, sono stati seriamente feriti da un razzo mentre compravano il regalo di compleanno al padre. La gamba sinistra di Osher deve essere amputata.
Israele si è ritirato da Gaza nell'agosto del 2005. Tra maggio e giugno del 2007, Hamas ha ingaggiato una guerra contro i suoi fratelli palestinesi di Fatah per ottenere il controllo della Striscia. Il movimento islamico ha intensificato gli attacchi missilistici contro le città israeliane, obbligando Israele a prendere misure economiche e militari contro Gaza. Hamas è diventato un pericolo non solo per Israele, ma anche per i palestinesi e i paesi arabi vicini. Tuttavia, il mondo arabo ancora si rifiuta di riconoscere quali sono le sue responsabilità nella creazione di questo mostro. E' difficile trovare situazioni del genere nella Storia umana: la creazione internazionale dello status di rifugiato per un milione e mezzo di persone che dura da 60 anni. Come dire, il mondo arabo si è dato la zappa sui piedi.
Il mondo ha bisogno di capire che questa pericolosa confusione è iniziata quando i 22 paesi arabi si accordarono per creare un campo di prigionia chiamato Striscia di Gaza. Gli arabi proclamano il loro amore verso il popolo palestinese ma sembrano più interessati a sacrificarlo. E' tempo per il mondo arabo di aprire i suoi confini e integrare gli arabi della West Bank e di Gaza che desiderano vivere altrove. E' tempo per il mondo arabo di aiutare sinceramente i palestinesi, non di usarli in modo strumentale.

Nonie Darwish è cresciuta tra il Cairo e Gaza City. Ha pubblicato "Now They Call Me Infidel: Why I Renounced Jihad for America, Israel, and the War on Terror".
Traduzione di Kawkab Tawfik http://www.loccidentale.it/tag/campo+di+prigionia.
Tratto da "The Jerusalem Post"

http://www.comunitadibologna.it/index.php?option=com_content&task=view&id=425

27 Gennaio 2009: Giornata della Memoria


27 Gennaio 1945: Liberazione del campo di sterminio di Auschwitz
27 Gennaio 2009: Giornata della Memoria
PER NON DIMENTICARE


Giornata della Memoria (San Lazzaro, dal 16 gennaio al 5 febbraio 2009)
Dal 16 gennaio al 5 febbraio, il Comune di San Lazzaro di Savena celebra il Giorno della Memoria, che ricorre il 27 gennaio, istituito per ricordare la Shoa, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Venerdì 16 gennaio, alle ore 18 nella Mediateca (via Caselle, 22) sarà proiettato il film di Liev Schreiber "Ogni cosa è illuminata".

La rassegna cinematografica proseguirà, sempre alle ore 18, venerdì 23 gennaio con "La rosa bianca - Sophie Scholl" di Marc Rothemund e venerdì 30 gennaio con "Jona che visse nella balena" di Roberto Faenza.

Sabato 17 gennaio l'appuntamento è per i più piccoli. Alle ore 17.30 la Mediateca ospiterà "Mi chiamo Adolf" di Pef, lettura animata per bambini da 7 a 11 anni a cura della Compagnia Teatro dell'Argine.

Le altre letture animate si terranno sabato 24 gennaio, sempre alle ore 17.30, con "Storia di Erika" di Ruth Vander Zee e "Rosabianca" di Roberto Innocenti" e sabato 31 gennaio con "La portinaia Apollonia" di Lia Levi.

Mercoledì 21 gennaio, alle ore 21 nella Sala Eventi della Mediateca, Lee Colbert, cantante della TheaterOrchestra di Moni Ovadia, e Lorena Portalupi saranno le protagoniste di "Breve viaggio nella musica ebraica", concerto per la giornata della memoria.

Mercoledì 28 gennaio, alle ore 21, il Museo Memoriale della Libertà (Bologna - via Giuseppe Dozza, 24) ospiterà il "Concerto per la memoria" a cura dell'Associazione "I Fiori Musicali". La soprano Giulia Peri, accompagnata al pianoforte dal Maestro Gregorio Nardi, renderà omaggio ai musicisti del Novecento perseguitati e in molti casi uccisi per la loro origine ebraica.

Il Museo, inoltre, sarà aperto martedì 27 gennaio, giorno della Memoria, dalle ore 10 alle 17.30 con ingresso gratuito per i cittadini di San Lazzaro.

Le iniziative per il Giorno della Memoria si concluderanno giovedì 5 febbraio all'ITC Teatro (ore 21) con "Marzabotto", spettacolo diretto e interpretato da Matteo Belli.
Scritto insieme allo scrittore Carlo Lucarelli, "Marzabotto" rilegge una delle più terribili stragi della seconda guerra mondiale e dell'intero Novecento alla luce del destino storico che l'evento ha subito dopo la fine del conflitto.

Le iniziative sono ad ingresso libero, ad eccezione dello spettacolo "Marzabotto" (ingresso 8 euro, studenti superiori 1 euro).
Sito web del Comune di San Lazzaro: http://www.comune.sanlazzaro.bologna.it/notizie/pagina938.html

http://www.comunitadibologna.it/index.php?option=com_content&task=view&id=420&Itemid=1